25 Aprile: Anniversario della Liberazione dell’Italia dalle forze nazi-fasciste
Il 25 Aprile è un giorno simbolo per il nostro paese, perché è
l’Anniversario della Liberazione dell’Italia dalle forze nazifasciste.
La Resistenza, oltre ad essere un fatto storico
importante del quale quest’anno ricorre il 73°
Anniversario, è stato anche un momento che ha visto uomini sacrificare la loro stessa vita per il bene della nazione e per il suo futuro. Un interessante
libro del giornalista Aldo Cazzullo“Possa il
mio sangue servire” consente di capire cos’è stata la Resistenza nel cuore
e nelle menti di chi quei momenti li ha vissuti realmente.
Il 25 Aprile è un giorno simbolo
per il nostro paese, perché è l’Anniversario della
Liberazione dell’Italia dalle forze nazifasciste. Questo giorno
incarna tutto il senso di una fase particolare della II Guerra Mondiale, quella
della Resistenza, momento conclusivo ma anche il più drammatico dove le
battaglie sono state più dure ed eroiche.
La Resistenza ha avuto inizio qualche anno prima, l’8 Settembre 1943, il
giorno della resa incondizionata e dell’Armistizio del generale Badoglio con le forze Alleate (U.S.A., Inghilterra, Russia) e
che segna il trasferimento-fuga del Governo Badoglio e del re Vittorio Emanuele
III a Brindisi. Da quel momento l’Italia, perdendo la sua unità Territoriale, perché occupata a Nord dai tedeschi e a Sud dalle
forze Alleate; unità Politica, perché il potere
istituzionale si divise in tre centri di controllo autonomi quale il Governo
Badoglio a Brindisi, il CLN dei sei partiti antifascisti a Roma, e la
Repubblica di Salò a Nord con Mussolini e i tedeschi; e unità Ideologica, con la lotta tra fascisti e
antifascisti; si ritrova con un po’ tutta la
popolazione, composta da persone del nord e del sud Italia e di diverso ceto sociale, pronta a combattere eroicamente per cacciare tedeschi e
fascisti, anche prima dell’ arrivo delle forze Alleate.
Il 25
Aprile 1945 il CLN dell’Alta Italia, via radio, proclamava l’insurrezione in tutti i territori del Nord
Italia ancora sotto il dominio nazifascista, chiedendo ai partigiani di
attaccare i presidi fascisti e tedeschi, di imporre loro anche la resa prima dell’arrivo
delle forze Alleate e, con l’emanazione di un decreto qualche giorno dopo,
di condannare a morte tutti i gerarchi
fascisti. Da questa richiesta già dal 1 Maggio buona parte del nord, da Genova,
Bologna e Venezia, era libero grazie all’azione dei partigiani e del popolo,
decretando la fine dei venti anni
di dittatura fascista.
Spesso si ritiene erroneamenteche con il 25 Aprile
si debba ricordare la sola liberazione del Nord Italia, ma non dobbiamo
dimenticare che il 25 Aprile simboleggia in se un po’ tutti gli anni della
Resistenza, quando anche il popolo nel Sud aiutò gli Alleati ad entrare nei
territori ancora sotto presidio tedesco. Come accadde per le Quattro Giornate di Napoli (27-30 Settembre 1943)
durante le quali il popolo liberò Napoli dall’occupazione tedesca grazia
ad una insurrezione popolare, o come anche l’Insurrezione
di Firenze nell’estate del ’44.
Il Libro “Possa
il mio Sangue servire- Uomini e Donne della Resistenza” tenta di
farci rivivere quei momenti attraverso i pensieri e l’emotività di uomini e donne che sapevano di
andare verso un sacrificio fatto per il bene della nazione e del nostro futuro.
Riportando parti di lettere, tra le quali c’è quella che ha dato poi il titolo al libro, si può
rimanere emotivamente coinvolti nel leggere parole scritte da chi sapeva
di morire ma che lo faceva sentendosi in dovere di farlo per la Patria.
Esempi sono la lettera del Capitano Giuseppe de
Toni che, chiuso in un lager nazista, spiega in una lettera al fratello che
preferisce restare nel Lager, accettando violenze e fame, pur di non
partire ed andare a Salò a combattere per le forze nazifasciste contro altri
italiani, portando avanti l’idea che il sacrificio serva a costruire un paese
migliore. O anche quella di molti condannati a morte che scrivevano anche molte
preghiere, alcuni che avevano studiato dai salesiani invocavano Don Bosco.
Tutte le lettere sono accomunate però dalla fiducia in
una vittoria finale, molti ricordavano di essere riusciti a non parlare sotto tortura
per non dare al torturate soddisfazione alcuna. Coloro che invece scrivevano ai
figli raccomandavano loro di studiare per costruire un’Italia più giusta
possibile anche con la conoscenza. Sul 25 Aprile c’è la lettera datata proprio
25 Aprile 1945 di una ragazza Enrica Filippini Lera che, uscita dal
carcere in Germania, scrive al figlio fiduciosa del suo ritorno in Italia e
contenta della notizia della liberazione partigiana del nord italia.
Per ricordare oggi sia i fatti che gli uomini protagonisti della
liberazione ecco la frase che da il nome al libro:
“Possa il mio sangue servire a ricostruire l’Unità Italiana e a rendere la nostra terra onorata e stimata nel mondo”
(Capitano Franco Balbis, Aprile'44)
Scritto da : Claudia Cepollaro
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